Virus, fatturato dei negozi cinesi in calo in Calabria con perdite dal 40 al 60 per cento

Cinesi in ginocchio. Il coronavirus ha iniziato a sortire effetti nefasti sulla fragile economia calabrese. Marco Curcio, commercialista cosentino che da 12 anni cura la contabilità di ristoranti ed esercizi commerciali orientali afferma che “in venti giorni si registrano perdite dal 40 al 60%”. “Se continua così – spiega Curcio -diverse attività chiuderanno, come è già successo a Catanzaro, con conseguenze negative non solo sui dipendenti, la maggior parte dei quali italiani e filippini, ma sull’intero indotto: consulenti, istituti di vigilanza, elettricisti, noleggio furgoni, agenzie immobiliari, aziende vinicole. Nei prossimi giorni dovrò mediare per chiedere la riduzione dei canoni di locazione dei magazzini, che per loro, da sempre, vengono maggiorati del 100% e non fittati al prezzo reale di mercato. Se chiudono battenti significa avere delle perdite anche nelle entrate dello Stato. È vero che gli imprenditori più piccoli sopravvivono a stento, però ci sono i grandi punti vendita che fatturano anche 300mila euro l’anno, mentre il fatturato dei ristoranti si aggira sui 90mila euro. A perdere è l’economia locale. Al momento non c’è soluzione, anche se sono un popolo combattivo, non si scoraggiano”. A confermarlo è Zhengbin Wu, alias Gino, che da tre mandati presiede l’associazione Imprenditori Cinesi in Calabria.

È titolare, da 31 anni, di un ristorante di cucina tipica cinese a Rende, punto di riferimento dell’intera comunità presente nel cosentino. Da giorni il suo locale è completamente vuoto. Ha scelto di non licenziare i dipendenti, mandandoli in ferie in attesa che la situazione torni alla normalità. “Non abbiamo nessuna idea per uscire da questa fase di stallo. Siamo da più di due settimane in queste condizioni. In Calabria abitano più o meno 3mila cinesi, i ristoranti orientali sono circa 30, inclusi quelli che cucinano anche sushi, mentre i negozi sono oltre un centinaio. Il lavoro è fermo per tutti, ma il settore più colpito è quello della ristorazione. La preoccupazione è tanta, ma siamo fiduciosi perché i calabresi ci hanno sempre sostenuti”. Anche gli altri imprenditori sono in sofferenza. ”Lavorare è difficile. Abbiamo l’80% dei clienti in meno, – raccontano in un locale orientale nel centro della città di Cosenza – stiamo valutando di chiudere. Qui lavorano nove persone: quattro italiani, due filippini, un ragazzo del Bangladesh e due cinesi. Prima entravano 200 clienti al giorno, ora al massimo 25 persone”. Una coppia che gestisce un piccolo negozio a Cosenza non demorde facendo emergere lo spirito di quello che fu il celeste impero: “Abbiamo perso oltre il 60% della clientela, però non chiudiamo. Finché qui entra anche solo una persona al giorno resteremo aperti”.
(Mit/Adnkronos)

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