(ANSA) – RENDE, 15 APR – Anche quest’anno – è il terzo
consecutivo – l’Università della Calabria utilizzerà risorse del
proprio bilancio per garantire la borsa di studio a tutti gli
studenti aventi diritto. Il Consiglio d’amministrazione, su
proposta del rettore Nicola Leone, ha approvato lo stanziamento
di quasi 6 milioni di euro che serviranno ad anticipare i fondi
di competenza regionale. Lo rende noto l’Ateneo.
«Grazie alla decisione della governance d’ateneo – è scritto
in una nota – riceveranno la borsa di studio altri 2.200 idonei,
che finora erano risultati non beneficiari. In totale, saliranno
quindi a oltre 6.800 le borse di studio erogate dall’Unical per
l’anno accademico 2021/2022, per una spesa complessiva superiore
ai 24 milioni di euro».
«La normativa nazionale in materia di diritto allo studio –
prosegue la nota – prevede che le borse destinate agli studenti
meritevoli e in condizioni di svantaggio economico vengano
sostenute da fondi statali (Fis), dal gettito derivante dalla
tassa per il diritto allo studio e da risorse proprie delle
Regioni, pari ad almeno il 40% del contributo erogato dal
ministero (pena una decurtazione sul fondo dell’anno
successivo). L’impegno regionale a stanziare somme superiori al
40% vale, inoltre, l’accesso alla quota premiale del Fis, che
significherebbe quindi più risorse per gli studenti calabresi.
In Calabria il raggiungimento del pieno diritto allo studio, nel
rispetto quindi delle previsioni nazionali, è una conquista
piuttosto recente. È solo dall’anno accademico 2017/2018, con la
precedente governance, che l’Unical ha potuto garantire la
copertura del 100 per cento delle borse di studio, grazie
all’aumento dello stanziamento della Regione, fino a quel
momento piuttosto risicato. Una conquista, però, che non si è
consolidata. Per gli anni successivi, e in realtà solo fino al
2019/2020, avvio del mandato del rettore Nicola Leone, le borse
sono state assicurate quasi esclusivamente con i fondi statali e
regionali, come previsto dalla legge. Dal 2019/2020, vista
l’insufficienza dei finanziamenti esterni, l’Unical ha dovuto
far ricorso a risorse del proprio bilancio, con un impegno
importante e significativo, per garantire a tutti gli aventi
diritto i benefici e i servizi assegnati dalle norme e
scongiurare l’ennesima discriminazione territoriale. Quello che
sarebbe accaduto è che, a parità di condizioni, gli studenti
calabresi si sarebbero visti negare un diritto, assicurato
invece in altre regioni. Le interlocuzioni con la Regione degli
ultimi giorni sono state, ad ogni modo, rassicuranti. La
vicepresidente con delega all’Università Giuseppina Princi ha
garantito l’erogazione di una prima tranche di 2 milioni di euro
destinata all’Unical, con saldo entro la fine dell’anno.
Accogliendo l’impegno della Regione, l’ateneo ha ritenuto
necessario e urgente intervenire subito, con risorse proprie,
per non prolungare ulteriormente l’attesa degli studenti idonei
e ancora non beneficiari. Ma non solo. Il ministero rileverà
infatti il grado di copertura delle borse assegnate agli
studenti calabresi al 30 aprile e ripartirà sulla base di questi
dati il prossimo Fis: il mancato raggiungimento della soglia del
100 per cento nell’erogazione delle risorse avrebbe comportato
un taglio del finanziamento».
«Non posso non esprimere soddisfazione per questo risultato –
dice il rettore Nicola Leone -. Siamo riusciti a garantire anche
quest’anno la copertura del 100 per cento delle borse di studio,
rispettando il diritto dei nostri studenti ed evitando tagli
alla Regione sul Fis del prossimo anno. Ringraziamo la Regione,
e in particolare la vicepresidente Princi, per la sensibilità
dimostrata su questo tema. È necessario ora lavorare per
adeguare la legge regionale per il diritto allo studio: occorre
rendere strutturali le fonti di finanziamento, definire i
criteri di riparto e i tempi di erogazione. Garantire agli
studenti un diritto sancito dalla Costituzione non può più
essere una corsa ad ostacoli. Anche su questo, del resto, si
gioca la competizione con altre regioni verso cui ancora oggi
migrano tanti giovani calabresi: nell’anno accademico 2019/2020
il 47 per cento dei nostri universitari risultava iscritto
fuori. Si faccia sì che diventi possibile scegliere di restare
in Calabria non solo per la formazione d’eccellenza che
l’università è in grado di erogare, ma anche per il puntuale
rispetto delle tutele e dei diritti previsti dalla nostra legge
fondamentale». (ANSA).