Un pentito ha collaborato alle indagini sull’omicidio del giovane di Vibo Salvatore Battaglia

«Ho deciso di collaborare con la giustizia perché temo che a breve a Vibo Valentia scoppierà una guerra di ‘ndrangheta e io voglio starne lontano e pensare al bene di mio figlio». A dirlo è stato Bartolomeo Arena quando, il 18 ottobre scorso, ha iniziato a collaborazione con la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Quarantatre anni esponente della famiglia Arena-Pugliese i cui componenti, spiega, sono uomini d’onore fin al 1800, Arena ha fornito un supporto alle indagini sulla soluzione dell’omicidio di Salvatore Battaglia ed è considerato vicino al gruppo di un altro pentito, Andrea Mantella, ex boss di Vibo. Circa 30 anni fa ad Arena fu ucciso un congiunto il cui corpo non è mai stato ritrovato e nella seconda metà degli anni 2000 un altro parente era stato assassinato in un agguato lungo la strada tra Vibo Marina e Pizzo. Salgono dunque a cinque i pentiti di ‘ndrangheta negli ultimi quattro anni. Il primo è stato, nel 2015, Raffaele Moscato, ex componente di fuoco del clan dei Piscopisani, che ha contribuito all’operazione «Rimpiazzo» che ha aperto nuovi scenari non solo nella mappa geo-mafiosa della città ma anche in altri settori che potrebbero coinvolgere i cosiddetti colletti bianchi. Nel 2016 è stata la volta dell’ex boss di Vibo Andrea Mantella che durante un’udienza del processo «Black money» disse: «Ho commesso otto omicidi, quanti ne ordinati neanche me lo ricordo». Quindi Nicola Figliuzzi, terminale armato del clan dei Patania nella guerra con i piscopisani (novembre 2017). Poi Giuseppe Comito, esponente sempre di Patania. (ANSA).

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