La crisi del settore dei call center in Calabria colpisce “6mila lavoratori nella nostra regione, per la maggior parte donne e giovani, circa 60 per cento, che vivono una condizione di precariato spinto nel salario e nei diritti”. Ad affermarlo, nel corso di un incontro organizzato a Lamezia Terme, sono stati i rappresentanti della Uilcom Calabria.
“Molti operatori – hanno spiegato – vivono nell’incertezza poiché regolarizzati da contratti atipici al limite del caporalato che, a quanto pare, non è riferibile più solamente comparto agricolo. La Calabria è una delle regioni nella quale si è sviluppato molto il settore dei call center, una realtà che è nata per molti come occupazione momentanea, ma che oggi si è trasformata nel lavoro che ha dato a tanti la possibilità di costruire una vita sociale, una famiglia”. Occorre, hanno aggiunto, “dare il via ad una serie di regole che possano fornire stabilità a settori come quello delle telecomunicazioni, facendo applicare i contratti nazionali ed eliminando i dumping che si verificano con i contratti pirata”. Quanto al tema delle delocalizzazioni, è la conclusione di Uilcom, “c’è bisogno di un serio intervento da parte del legislatore da cui purtroppo in questi anni abbiamo avuto solo tanti proclami e pochi fatti concreti”.
(Lro/Adnkronos)