“Nella Regione prima del decreto Calabria la situazione era gravissima, ora lo è di più. Il commissario ad acta Saverio Cotticelli, inizialmente coadiuvato dal vice Thomas Schael, avrebbe dovuto nominare entro trenta giorni dall’entrata in vigore del Decreto i super-commissari per rimettere in piedi la sanità. Dei sette previsti ne sono stati nominati solo tre ma l’iter è stato completato solo per due”. Lo sostiene il Sindacato medici italiani (Smi) della Calabria che auspica “l’adozione di modelli organizzativi più efficaci” e che le scelte manageriali “non siano più influenzate dalla politica”. La conseguenza della mancata nomina dei super-commissari secondo lo Smi Calabria “ha, di fatto, sancito l’assenza di un’idonea governance delle aziende (a oggi le aziende sono in mano a dei Reggenti). Una condizione d’ingovernabilità dove tutto è bloccato: programmazione, acquisti, assunzioni. Di questa situazione a farne le spese sono interi servizi dagli ospedali a quelli territoriali. Al 31 dicembre 2019 saranno mandati a casa circa 1000 tra medici, infermieri e operatori sanitari che a oggi hanno tenuto in piedi interi reparti. Il generale Cotticelli sostiene, a fronte di un’evidente carenza di personale, che ci sarebbe personale in esubero che giustificherebbe tale decisione. Niente di più falso: la mancanza di un aggiornamento delle piante organiche – sostiene lo Smi – non permette di quantificare con esattezza il fabbisogno dell’organico”.
(Com-Ram/AdnKronos)