«Una tempesta in un bicchier d’acqua. La polemica in atto rispetto alle modifiche
apportate dal Consiglio regionale alle norme sul trattamento di
reversibilità e sulle indennità di fine rapporto è priva di
fondamento e merita una chiara puntualizzazione. Innanzitutto,
smentiamo categoricamente che si tratti del ripristino dei
cosiddetti ‘vitalizì, i quali non esistono più già per gli
eletti nella passata consiliatura». È quanto dichiarano i
consiglieri regionali Pd Bevacqua, Guccione, Irto, Notarangelo e
Tassone e consiglieri Dp Aieta e Sculco.
«Non c’è stato – proseguono gli esponenti di Pd e Dp –
nessun tentativo di riportare in vita cose inesistenti: chi lo
afferma, forse è male informato. In tutta Italia esiste soltanto
il sistema contributivo. La Calabria, pertanto, non ha fatto
altro che allinearsi a quanto stabilito nella Conferenza
Stato-Regioni del 3 aprile 2019: modificando un semplice comma.
L’errore commesso è stato quello di riconoscere, anche a un
consigliere dichiarato a posteriori ineleggibile, la possibilità
di continuare a versare i contributi fino alla fine della
consiliatura di riferimento».
«Si tratta – sostengono ancora i consiglieri – di un caso
che, riguardo agli ultimi 40 anni, potrebbe risultare di
interesse per non più di due o tre consiglieri regionali. Ma è
comunque sbagliato. E perciò, una delegazione dei rispettivi
gruppi, ha avuto oggi un lungo colloquio con il presidente del
Consiglio regionale, Domenico Tallini, il quale si è impegnato a
parlare con le altre forze politiche e ad elaborare una proposta
di modifica per eliminare questa incongruenza. Lo ringraziamo
pubblicamente per avere da subito condiviso le osservazioni,
dimostrando l’equilibrio proprio del ruolo di garanzia che
ricopre».
«Di fronte a un errore – concludono i consiglieri di Pd e
Dp – lo si riconosce e si lavora per eliminarlo, utilizzando gli
strumenti e le sedi appropriate, quali sono, appunto, nella
fattispecie, la Conferenza dei capigruppo e il Presidente
dell’Assemblea Legislativa. Questo fa una classe dirigente
responsabile e che si ritiene tale». (ANSA).