Reggio Calabria: Sequestro di beni a un imprenditore dal valore di un milione di euro

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, emesso dal Tribunale su proposta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Capo, dott. Giovanni Bombardieri, nei confronti di un noto imprenditore di Condofuri (Reggio Calabria), che opera nel settore della produzione di calcestruzzo, nonché di un ragioniere di Melito Porto Salvo. E’ stato eseguito un sequestro preventivo di beni per oltre un milione di euro.
L’esecuzione dell’odierno provvedimento di natura reale da parte dei finanzieri della compagnia della Guardia di Finanza di Melito Porto Salvo rappresenta l’epilogo di articolate e complesse investigazioni, coordinate dal procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni e dirette dal sostituto procuratore della Repubblica, Paola D’Ambrosio. Come fanno sapere i finanzieri, dalle indagini sono emerse, da parte degli indagati, “plurime condotte, in concorso tra loro, di ‘dichiarazione infedelè e ‘Indebita compensazionè”.
Da una verifica fiscale eseguita nei confronti della ditta nel settore della produzione di calcestruzzo, che ha riguardato le annualità ricomprese tra il 2013 e il 2018, i militari sono riusciti a ricostruire “una frode fiscale organizzata dall’amministratore legale dell’impresa, ideata e realizzata in concorso con il tenutario delle scritture contabili”.

(Adnkronos) – Secondo i finanzieri, al fine di “evadere le imposte sul reddito, il titolare della ditta ha indicato in più dichiarazioni annuali elementi attivi per un ammontare di gran lunga inferiori a quelli effettivi, diminuendo dolosamente i propri redditi imponibili annuali”. “Inoltre, l’attenta analisi della documentazione contabile ha dimostrato che, nel corso di più annualità, l’amministratore legale dell’impresa non ha proceduto a versare Iva dovuta, utilizzando in compensazione, in concorso con il proprio consulente contabile, crediti Iva inesistenti”, spiegano i finanzieri.
“Tale finzione – secondo l’accusa – ha permesso ai due indagati di ‘mettere da partè un considerevole falso credito, utilizzato successivamente per compensare indebitamente l’imposta realmente realizzata dall’attività produttiva”. Le ricostruzioni effettuate dai militari hanno permesso di riportare alla luce un reddito imponibile ai fini Irpef occultato e mai dichiarato al fisco per complessivi 1.320.589 euro, ai fini Irap per complessivi 1.238.769 euro, un Iva dovuta per 577.169,32 euro e omessi versamenti Iva per complessivi 183.020,14 euro.
A ciò vanno sommate le indebite percezioni inserite in dichiarazione attraverso la creazione di falsi crediti vantati nei confronti dell’amministrazione finanziaria, per ulteriori 272.665 euro. Il titolare della ditta e il suo consulente contabile sono stati denunciati e nei loro confronti è stata contestualmente richiesta l’applicazione di una misura reale per un importo equivalente all’imposta evasa, pari a 1.026.360,86 euro. Sono stati sequestrati sette fabbricati, 13 terreni, 17 autoveicoli ed una ruspa per lo spostamento-terra direttamente riconducibili agli indagati.
(Sci/Adnkronos)

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