Catanzaro, 5 dic. (Adnkronos) – Vent’anni e 4 mesi di reclusione. Si conclude con una dura sentenza, emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, il processo di secondo grado contro il boss Giovanni De Stefano, accusato di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni ed estorsione. Nel processo denominato “Il Principe”, soprannome del boss, i giudici hanno accolto tutte le richieste della Dda reggina guidata da Giovanni Bombardieri. E se in primo grado il boss De Stefano era stato assolto dall’accusa di estorsione, in appello i giudici hanno considerata provata anche la tangente di quasi 200mila euro pagata dalla ditta che ha ristrutturato il Museo nazionale di Reggio Calabria.
Condannati anche Vincenzino Zappia (10 anni e 8 mesi), Demetrio Sonsogno (12 anni) e Fabio Salvatore Arechi (2 anni e 8 mesi). Assolti, così come in primo grado, Vincenzo Morabito e Arturo Assumma. L’operazione “Il Principe” scattò, dopo le rivelazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa, con gli arresti chiesti nel 2015 dai pm antimafia Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino e Rosario Ferracane, e fece luce sulle tangenti imposte dalla cosca dominante nel quartiere Archi alle aziende che svolgevano lavori nel centro della città dello Stretto.
(Lro/Adnkronos)