Accadono cose al tempo del coronavirus che ci fanno riconoscere sempre più appartenenti alla “repubblica delle banane”. Soprattutto alle nostre latitudini, dove il virus pare non sia ancora arrivato o ci sia arrivato di ritorno, ci si inventa di tutto e di più.
Subito dopo la prima domenica di marzo che ha visto in tanti uscire e andare al mare, ero portato a pensare che il calabrese medio, in fondo in fondo, del coronavirus se ne fotte. Questo mi dava l’idea di un lento ma progressivo miglioramento della vulgata, monopolio dell’informazione mediatica e da bar nella quale l’unico argomento su cui parlare fossero pestilenze e maledizioni.
Ma con l’arrivo del lunedì i nostri solerti dirigenti scolastici, si sentono in dovere di vergare circolari necessarie a far sentire la loro voce, utile a fronteggiare una emergenza sanitaria che certamente, con il loro agire, non varcherà i cancelli dei loro istituti comprensivi.
E quindi, richiamandosi a circolari e decreti ministeriali, sospendono urbi et orbi la partecipazione a qualsivoglia manifestazione “anche di carattere cittadino”, ma sempre raccomandando “di affrontare quotidianamente il problema con gli allievi, evitando allarmismi e utilizzando materiale scientifico distribuito da fonti ufficiali.”
Non parliamo poi della proposta di informare le famiglie di dotare i propri figli di gel igienizzante. Il Ministero della Salute sul proprio sito istituzionale “raccomanda di mettere a disposizione in tutti i locali pubblici, palestre, supermercati, farmacie e altri luoghi di aggregazione, soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani”, ma in questo momento di penuria, sempre meglio chiedere alle famiglie che in febbrili cacce al tesoro ricercano in ogni dove flaconi di amuchina da consegnare ai propri pargoli. Perché per la salute non si bada a spese, ma se lo stesso dirigente o un povero maestro chiedesse di comprare un libro in più, che succederebbe?
Finirà anche questo tempo con l’arrivo della primavera, ma resteranno danni e danni. Meditate gente, meditate.