Operazione “Testa del serpente”: Gratteri: “La collettività continui a credere in noi”. NOMI DEI FERMATI

«La collettività può continuare a credere in noi, oggi le forze dell’ordine hanno lavorato come un unico corpo, un’unica polizia giudiziaria coordinata da un’unica Procura». Lo ha ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa per l’operazione «Testa di serpente» che ha decapitato due cosche della ‘ndrangheta di Cosenza. Il procuratore, nel corso dell’incontro con i giornalisti, ha messo in evidenza che nessuno è sfuggito al fermo sottolineando il lavoro compatto e fedele condotto di Carabinieri, Polizia e Guardia di finanza. “Sono state azzerate – ha aggiunto Gratteri – le fughe di notizie. Questa settimana 300 persone, usurati, estorti, hanno chiesto di parlare con me». «Le estorsioni erano diffuse a macchia d’olio su tutta Cosenza – ha detto l’aggiunto Vincenzo Capomolla – Un modus operandi per mantenere il controllo del territorio e per infiltrarsi nelle attività economiche della città, oltre che per alimentare la bacinella comune».

«In Calabria – ha detto il comandante regionale della Guardia di Finanza, gen. Fabio Contini – stiamo investendo molto per estirpare la malapianta». «C’è piena consapevolezza – ha aggiunto il gen. Alessandro Barbera, dirigente dello Scico – che in Calabria le cose devono cambiare». La Squadra Mobile di Cosenza ha ricostruito il coinvolgimento di Luigi e Marco Abbruzzese, implicati anche nell’occultamento del cadavere di Luca Bruni, come ha spiegato il dirigente della Squadra Mobile Fabio Catalano. Le estorsioni, hanno messo in evidenza il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, col. Piero Sutera, e il comandante del Nucleo Operativo, ten. col. Raffaele Giovinazzo, stavano schiacciando il capoluogo bruzio non solo con pressanti richieste di denaro – anche 500 euro al mese – ma attraverso la violenza fatta di aggressioni, intimidazioni con bottiglie piene di benzina, proiettili davanti alle saracinesche dei negozi e telefonate minatorie che partivano dalle cabine telefoniche». (ANSA).

Questi i nomi dei 18 fermati: Franco Abbruzzese 46 anni, Nicola Abbruzzese 31 anni, Luigi Abbruzzese 34 anni, Antonio Abbruzzese 35 anni, Marco Abbruzzese 29 anni, Antonio Marotta 40 anni, Antonio Bevilacqua 62 anni Francesco Casella 56 anni, Antonio Colasuonno 41 anni, Claudio Alushi 23 anni, Roberto Porcaro 35 anni, Carlo Drago 55 anni, Adamo Attento 27 anni, Giovanni Drago 26 anni, Alberto Turboli 39 anni, Pasquale Germano 25 anni. Danilo Turboli 24 anni, Andrea D’Elia 27 anni.

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