Un monstrum in senso latino ovviamente.
Un essere eccezionale- fuori dall’ordinario.
Quando si pensa a De Gregori ci si rende conto di quanta strada abbia percorso, quante migliaia di ore a suonare, viaggiare e registrare con i mostri della musica italiana, quanta fatica e quanta abnegazione nel nome della musica.
Eppure non un briciolo di stanchezza o di affaticamento.
Comincia da solo con chitarra, voce ed armonica (tre brani intimistici- bellissimo in particolare “L’uccisione di babbo natale”) e raccontando gli esordi della sua carriera con la consueta ironia ed intelligenza.
Poi arriva la band: Guido Guglielminetti (basso e contrabasso), Carlo Gaudiello (tastiere), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino) e Simone Talone (percussioni) musicisti sopraffini.
Che dire, De Gregori non é solo musica, é poesia pura in atmosfera onirica.
Ciò che colpisce é anche la naturalezza del cantare, quel suo modo, quasi sudamericano, di anticipare o posticipare la strofa.
Nella cornice affascinante del Parco Scolacium di Borgia, ci ha offerto i suoi gioielli più preziosi, le sue perle (Titanic, Alice, Generale, buonanotte fiorellino, La leva calcistica, Rimmel, Caterina, Sempre e per sempre) ma anche le meno note Pezzi di vetro, La testa nel secchio, Atlantide, Sangue su sangue, Il vestito del violinista.
Il concerto, durato due ore, é terminato tra gli applausi del pubblico con il brano Viva l’Italia. Degno finale di un’esibizione di altissimi livelli.
Musicalità rock, blues, jazz, country e musicalità italiana.
I testi non sono quelli chiaramente intelligibili di certa musica italiana e magari i più giovani non riescono o non vogliono capirli.
Ma questa é la musica con la M maiuscola e ci si può solo inchinare.
Una nota a margine; ieri é iniziato il controllo di legge dei green pass al fine di tutelare la nostra salute e ciò ha creato un piccolissimo ritardo nelle operazioni di accesso.
Sempre a causa covid non abbiamo potuto intervistarlo, peccato.
Ma va tutto bene…bentornata musica dal vivo.
Bernardo Marasco, Rosa Lacava