(ANSA) – CATANZARO, 14 LUG – Un avviso di conclusione
indagini è stato notificato all’ex assessore allo sport al
Comune di Catanzaro Giampaolo Mungo, in carica dal 2013 al 2017,
al titolare della associazione sportiva dilettantistica
“Catanzaro Nuoto» Antonino Lagonia, e a Salvatore Veraldi,
all’epoca dei fatti fidanzato con la figlia di Mungo. Traffico
di influenze illecite in concorso l’accusa ipotizzata nei loro
confronti nell’atto firmato dal procuratore di Catanzaro Nicola
Gratteri, dal sostituto Giancarlo Novelli e dal pm Graziella
Viscomi. Secondo l’accusa, Mungo, sfruttando amicizie
all’interno del Comune di Catanzaro e della municipalizzata
Catanzaro Servizi, si sarebbe fatto promettere e dare diverse
utilità da Lagonia, con la mediazione di Veraldi. Con la
promessa di mettersi a disposizione di Lagonia e della sua Asd
Catanzaro nuoto in relazione alla gestione degli spazi della
piscina comunale Vinicio Caliò e in relazione alla
programmazione dei campi da tennis di Ponte Piccolo, Mungo, per
l’accusa, avrebbe ricevuto 7.500 euro nel 2015 versati dalla Ads
Catanzaro Nuoto su una poste pay intestata a Veraldi, con la
causale «assistenza spogliatoi, attività agonistiche e
assistenza campus estivo». Lagonia avrebbe assunto fittiziamente
il fidanzato della figlia di Mungo il quale risulta sconosciuto
a coloro che hanno lavorato nella piscina comunale. Salvatore
Veraldi avrebbe poi ricevuto la somma di 7.500 quale stipendio
per i nove finti mesi di lavoro. Ma i soldi, secondo l’accusa,
dovevano essere stornati in favore di Mungo come si evincerebbe
dai prelievi in contanti da parte di Veraldi subito dopo
l’arrivo del bonifico. Stessa somma, per l’accusa, è stata
elargita a Mungo da Lagonia nel 2016, sempre tramite Veraldi
mediante la consegna mensile di 925 euro a titolo di stipendio.
Inoltre Lagonia avrebbe assunto la figlia di Mungo nella società
sportiva. Da oggi gli indagati, assistiti dagli avvocati
Giuseppe Muscari, Antonio Lomonaco e Antonello Talerico, hanno
20 giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere
di essere sentiti dall’autorità giudiziaria. (ANSA).