(ANSA) – CATANZARO, 13 NOV – Quattro condanne e quattro
assoluzioni. Sono le sentenze inflitte dal Tribunale collegiale
di Catanzaro nei confronti degli imputati coinvolti nel processo
“Pietranera» scaturito dalle indagini della Dda di Catanzaro
contro la cosca Gallelli di Badolato.
Undici anni di reclusione sono stati comminati a Vincenzo
Gallelli e nove a Antonio Gallelli. Francesco Larocca è stato
condannato a 7 anni, Giuseppe Caporale (8). Esclusa l’aggravante
mafiosa.
Assolti Andrea e Antonio Santillo, Giacomo Nisticò e
Antonio Luciano Papaleo.
Le attività investigative, condotte dalla Squadra mobile di
Catanzaro e coordinate dalla Procura distrettuale antimafia,
hanno permesso di accertare che il capocosca, il 74enne Vincenzo
Gallelli ha imposto, per oltre vent’anni, la «guardiania» sulle
proprietà dei baroni Ettore e Lucia Gallelli, rappresentati
dall’avvocato Michele Gigliotti, fissando le modalità di
sfruttamento dei terreni e costringendo, di anno in anno, gli
imprenditori a concederli a pascolo ed erbaggio a propri
familiari, nipoti e pronipoti, impedendone così il libero
sfruttamento commerciale da parte dei proprietari.
Secondo l’accusa gli imprenditori, vittime delle pretese
estorsive, dalla metà degli anni ’90 al 2008, sarebbero stati
costretti ad accettare la presenza nelle loro aziende, con il
ruolo «custode», di Vincenzo Gallelli, che in virtù del suo peso
criminale, garantiva loro la necessaria”tranquillità
ambientale». In cambio li costringeva a donargli denaro e ad
affidare a sé o a suoi familiari prossimi, la gestione e lo
sfruttamento di altri fondi agricoli. Tra questi c’era il
pronipote trentasettenne Antonio Gallelli, vietando ai legittimi
proprietari di fatto, di esercitare, sui terreni attività non
concordate con il capo cosca. Inoltre, Gallelli, per realizzare
il proprio piano criminale, ha utilizzato il nipote Antonio
Santillo, di 31 anni, i pronipoti Antonio Gallelli (40) e
Giuseppe Caporale (3981), paventando per il tramite di Franco
Larocca (54), del genero Giacomo Nisticò (53), il verificarsi di
gravissimi atti di sangue qualora le sue direttive non fossero
state seguite. Nel collegio difensivo gli avvocati Vincenzo
Cicino, Salvatore Staiano, Domenico Pietragalla. (ANSA).