Call center, Ugl: “Abramo chiude a Lamezia per trasferirsi a Catanzaro”

«La comunicazione da parte dell’Azienda Abramo relativa alla disdetta del contratto di fitto sulla sede di Lamezia Terme, con conseguente chiusura e trasferimento dei lavoratori a Catanzaro, si caratterizza coerentemente rispetto ad un modus operandi che, da oltre un anno, scarica sulle spalle dei lavoratori responsabilità di gestione e scelte sbagliate». E’ quanto si afferma in un comunicato della segreteria regionale di Ugl telecomunicazioni Calabria. «Tutti ricorderanno – è detto nel comunicato – che la sede di Lamezia Terme è stata acquisita da Abramo Customer Care dopo il fallimento del’allora società Infocontact. Tutti ricorderanno la difficile situazione vissuta dai lavoratori del sito lametino che, loro malgrado, hanno fatto grossi sacrifici per mantenere il proprio posto di lavoro. Oggi come primo fulmine del nuovo anno la notizia rispetto alla quale, ancora una volta, i lavoratori dovrebbero a loro spese migrare verso le sedi di Catanzaro. Le ragioni addotte dall’azienda farebbero riferimento agli alti costi ed alle criticità relative alla struttura ospitante in termini di messa in sicurezza. A questo punto poniamo pubblicamente alcune domande all’azienda Abramo. Per quali ragioni, conscia di queste difficoltà, l’Azienda Abramo ha inteso provvedere alla disdetta del contratto di locazione e non ha preventivamente coinvolto i sindacati e le Rsu nella ricerca di eventuali soluzioni? La nostra organizzazione, su segnalazione dei lavoratori, ha lamentato negli anni diversi problemi sulla struttura. Per quali ragioni l’Azienda non si è mossa in tempi più sereni? Per quale motivo oggi costringe anche le parti sociali a gestire il delicato tema in via emergenziale?” «Si tratta – riporta ancora il comunicato – di scelte sbagliate e lontane dalla ormai sbiadita narrazione dell’Azienda attenta ai bisogni dei lavoratori. Da parte nostra, faremo tutto quanto è nelle nostre prerogative di legge per tutelare i lavoratori di Lamezia ed il suo territorio. Perché i lavoratori sono persone e non pedine inconsapevoli di un Risiko Aziendale».
(ANSA).

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