Bray a Lamezia: la cultura è centrale per la vita politica e sociale in un’epoca di grandi trasformazioni

“Consonanza e condivisione totale per chi opera nel campo della cultura”, “ha la sensibilità ed usa una giusta sottolineatura tra ciò che la cultura deve essere e ciò che la cultura viene ad essere considerata”, “dobbiamo recuperare molto sul lato della cultura e lui indica delle strade ben precise”: sono questi alcuni dei commenti del folto e qualificato pubblico che ha partecipato a Lamezia, alla presentazione organizzata da Fondazione Trame e ALA Onlus del libro, edito da Manni Editore, di Massimo Bray “Alla voce cultura” che racconta, in forma di “diario sospeso”, la sua esperienza da Ministro per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo nel governo Letta.

“Alla Voce Cultura” racconta perché questa dovrebbe diventare centrale per la vita politica e sociale in un’epoca di grandi trasformazioni: per alimentare la conoscenza come presupposto per la condivisione di valori e la nascita di nuove comunità di cittadini consapevoli; per tutelare il patrimonio italiano, memoria della nostra storia e chiave del nostro futuro; per promuovere nuovi modelli di partecipazione e democrazia e valorizzare la cooperazione internazionale come strumento di dialogo e di pace. Più un manifesto politico che un diario intimo. E alla fine quello che emerge veramente è che un politico che voglia lasciare tracce importanti del suo lavoro non deve dimenticare di praticare le virtù piccole, quelle che riducono le pretese del singolo a favore dell’armonia dell’insieme.

Bray ha viaggiato moltissimo durante il suo ministero. Ciò che ha colpito molto coloro che attenti ascoltavano l’ex ministro in questo suo racconto è stata l’ispirazione per quella che lui chiama la “diplomazia della cultura” e che questa si sia rafforzata durante un viaggio in Iran, un Paese normalmente considerato chiuso e soprattutto illiberale. La cultura secondo Bray è essenziale per leggere i cambiamenti, le motivazioni della crisi, le indicazioni per il futuro sono uno strumento per la crescita della partecipazione e della democrazia, per sentirsi parte di una comunità solidale. La cultura serve per alimentare la conoscenza come presupposto per la condivisione di valori e la nascita di nuove comunità di cittadini consapevoli; per tutelare il patrimonio italiano, memoria della nostra storia e chiave del nostro futuro; per promuovere nuovi modelli di partecipazione e democrazia e valorizzare la cooperazione internazionale come strumento di dialogo e di pace.

La riflessione su questi temi passa anche attraverso le esperienze da Ministro: le missioni in Iran, Cile, Giordania e Palestina, nel quadro di una diplomazia culturale tesa a rinsaldare i rapporti tra i popoli in un incontro tra civiltà, potenzialmente capace di creare nuovi quadri geopolitici; i viaggi in Italia (Pompei, Sibari, la Reggia di Caserta e quella di Carditello, i Bronzi di Riace, Taranto, la Notte della Taranta, Lamezia e Trame); l’ascolto delle esigenze e delle istanze di cambiamento, sul piano politico e su quello tecnologico; la convinzione che attraverso la cultura si possa creare comunità e che esista un filo rosso che lega le miriadi di singoli e associazioni attive nella promozione culturale. “La cultura è uno strumento straordinario per rilanciare la nostra immagine nel mondo -dice il direttore dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani- è essenza, è identità e noi dobbiamo concentraci sul valore della cultura e avere a cuore la cultura del valore. E ‘importante sottolineare in Italia che chi ha la fortuna di impegnarsi nelle istituzioni deve farlo con passione pensando all’interesse pubblico e a quelle che sono le aspettative dei cittadini e mai agli interessi personali.”

Nel dialogo con il pubblico che è intervenuto alla presentazione, Massimo Bray ha riconosciuto lo straordinario valore di esperienze come quelle di Trame “progetti che contribuiscono a costruire quella sensibilità atta a favorire la nascita di una futura classe politica”.

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